dalle 20
Per Luca Andreoli, ucciso in Colombia, questa sera Rosario nella chiesa di San Carlo
A seguire ci sarà la celebrazione della Messa. Il parroco don Giovanni Savini: "È uno schianto che ti ferisce due volte. Lo hanno ucciso per un cellulare. Si stavano preparando per celebrare il matrimonio religioso in Colombia"
Per il 39enne cesenate, la cui mamma Patrizia Paganelli abita nella frazione di San Carlo, ucciso non lontano da Medellin (Colombia) nella notte tra giovedì e venerdì durante un tentativo di rapina, questa sera nella chiesa parrocchiale dello stesso paese alle 20 verrà recitato il Rosario cui seguirà la Messa.
"L'ho incontrato un paio di volte - racconta il parroco don Giovanni Savini -. La prima qui in sacrestia, la seconda a cena in casa sua, a San Carlo, dove viveva con la mamma. Sarà stato un paio di anni fa. Luca, una di quell persone che appena le incontri ti rimangono impresse. Era pieno di vita e di sogni. Con la moglie, una giovane colombiana, si volevano un gran bene. Si stavano preparando per celebrare in Colombia il matromonio religioso. Questa tragica notizia è uno schianto che ti ferisce due volte. Gli hanno portato via solo il cellulare. La moglie ha reagito. È riuscita a disarmare uno dei malviventi, ma poi un altro l'ha colpita con il calcio della pistola".
"Appena ho appreso la notizia della morte di Luca, mi sono recato a casa loro - aggiunge il sacerdote -. Al telefono ho parlato con la moglie, una donna molto forte".
Per la mamma di Luca, conclude il don, "è uno strazio. È distrutta. Luca era il suo primo figlio".
Luca Andreoli viveva da qualche tempo in Colombia. Nato nel 1981, si era diplomato al liceo Monti, a Cesena. Dopo una laurea in Economia a Bologna e un master conseguito a Sidney, in Australia, aveva trovato la sua dimensione in America Latina. Anche la moglie, Kelly Johana Rodriguez Sepulveda, era sudamericana. Dopo essere stato colpito da un proiettile durante il tenativo di rapina di qualche sera fa, Andreoli è morto all'ospedale di Rionegro dove non è stato possibile fare nulla per salvarlo, per la gravità delle ferite riportate.
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