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Il Papa a Trieste: “Cristiani chiamati a organizzare la speranza”

“Dobbiamo essere voce che denuncia e che propone in una società spesso afona e dove troppi non hanno voce. Tanti non hanno voce, tanti. Questo è l’amore politico, che non si accontenta di curare gli effetti ma cerca di affrontare le cause", ha detto il Pontefice, questa mattina, ai 1200 delegati da tutt'Italia

Il cardinale Zuppi e papa Francesco, questa mattina a Trieste per la Settimana sociale dei cattolici in Italia

“La democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e dell’ecologia integrale”. Lo ha precisato questa mattina il Papa, nel suo discorso a conclusione della Settimana sociale, a Trieste. “Come cattolici, in questo orizzonte, non possiamo accontentarci di una fede marginale, o privata”, l’appello: “Ciò significa non tanto pretendere di essere ascoltati, ma soprattutto avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico”.

“Abbiamo qualcosa da dire, ma non per difendere privilegi”, ha puntualizzato Francesco: “Dobbiamo essere voce che denuncia e che propone in una società spesso afona e dove troppi non hanno voce. Tanti non hanno voce, tanti. Questo è l’amore politicoche non si accontenta di curare gli effetti ma cerca di affrontare le cause. È una forma di carità che permette alla politica di essere all’altezza delle sue responsabilità e di uscire dalle polarizzazioni, che immiseriscono e non aiutano a capire e affrontare le sfide”.

“A questa carità politica è chiamata tutta la comunità cristiana, nella distinzione dei ministeri e dei carismi”, l’indicazione di rotta di Bergoglio: “Formiamoci a questo amore, per metterlo in circolo in un mondo che è a corto di passione civile”.

“Dobbiamo riprendere la passione civile dei grandi politici che abbiamo conosciuto”, ha esclamato Francesco a braccio: “Impariamo sempre più e meglio a camminare insieme come popolo di Dio, per essere lievito di partecipazione in mezzo al popolo di cui facciamo parte”.

“Conoscere il popolo, avvicinarsi al popolo”. È questo, per il Papa, il segreto della buona politica. “Il politico – ha spiegato a braccio ai 1.200 delegati presenti alla Settimana sociale  – deve essere come un pastore: davanti, in mezzo, dietro al popolo”. Il Papa ha citato Giorgio La Pira per invitare il laicato cattolico, con “progetti di buona politica che possono nascere dal basso”, ad “organizzare la speranza”. 

“Perché non rilanciare, sostenere e moltiplicare gli sforzi per una formazione sociale e politica che parta dai giovani?”, si è chiesto Francesco: “Perché non condividere la ricchezza dell’insegnamento sociale della Chiesa?”.

“Possiamo prevedere luoghi di confronto e di dialogo e favorire sinergie per il bene comune”, la proposta concreta: “Se il processo sinodale ci ha allenati al discernimento comunitario, l’orizzonte del Giubileo ci veda attivi, pellegrini di speranza, per l’Italia di domani. Il tempo è superiore allo spazio e avviare processi è più saggio di occupare spazi. Questo è il ruolo della Chiesa: coinvolgere nella speranza, perché senza di essa si amministra il presente ma non si costruisce il futuro. Anche voi nella vita sociale abbiate coraggio di avviare processi. Non dimenticare che questo è il ruolo della Chiesa: coinvolgere nella speranza, perché senza speranza saremmo amministratori, ma non profeti, costruttori del futuro”.

“La fraternità fa fiorire i rapporti sociali, e prendersi cura gli uni degli altri richiede il coraggio di pensarsi come popolo”, ha aggiunto il Papa, lanciando un appello a “pensarsi come popolo”. 

“Ci vuole coraggio a pensarsi come popolo, e non il mio clan, la mia famiglia, i miei amici”, ha detto a braccio, osservando che “purtroppo questa categoria – popolo – spesso è male interpretata e, potrebbe portare a eliminare la parola stessa democrazia. Ciò nonostante, per affermare che la società è più della mera somma degli individui, è necessario il termine popolo, che non è populismo. In effetti, è molto difficile progettare qualcosa di grande a lungo termine se non si ottiene che diventi un sogno collettivo”. 

“Una democrazia dal cuore risanato continua a coltivare sogni per il futuro, mette in gioco, chiama al coinvolgimento personale e comunitario”, l’affresco di Francesco, che ha esortato ancora a braccio a “sognare il futuro”, a “non avere paura”. 

“Non lasciamoci ingannare dalle soluzioni facili”, il monito: “le ideologie sono seduttrici, come quello che suonava il flauto, ma ti portano ad annegarti. Appassioniamoci invece al bene comune. Ci spetta il compito di non manipolare la parola democrazia né di deformarla con titoli vuoti di contenuto, capaci di giustificare qualsiasi azione”.

Fonte: Sir
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