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LUTTO

In tantissimi al funerale di Alberto Stefano. Don Simone Farina: “Dio non è oltre la tempesta, ma dentro ogni prova, nel riflesso più profondo di ogni nostra lacrima”

Oggi pomeriggio nel Duomo di Cervia l'ultimo saluto al giovane calciatore morto lunedì in un incidente in moto sulla via Cervese. Le esequie presiedute dal suo insegnante di religione al Liceo Almerici di Cesena

Don Simone Farina benedice la bara di Alberto Stefano

Buon viaggio, Albi, sarai sempre la nostra roccia”. Con questo striscione i suoi amici, tutti vestiti in nero, hanno accolto, oggi pomeriggio, sulla piazza di Cervia, davanti al Duomo, Alberto Stefano, il giovane giocatore del Cervia United morto lunedì in un incidente in moto sulla via Cervese (vedi "Leggi anche"). Sopra la bara di Alberto, tutte le maglie delle squadre nelle quali ha militato. Dietro, i genitori e la fidanzata Giulia, forti in un dolore, senza fine. Anche i colleghi e gli amici del bagno nel quale ha lavorato hanno voluto esserci, e portare una corona di fiori in processione. 

Non lo lasciano un minuto il loro Albi, subito dopo la comunione, quando circondano la bara per un ultimo saluto.

Tante lacrime, questo pomeriggio in Duomo, per salutare Alberto ma anche una prospettiva capace di far guardare più lontano. Oltre il dolore di questi giorni. Lo si coglie dal canto d’inizio, “Dall’aurora al tramonto”, ma anche dalla frase scelta per il ricordino che fa dire ad Alberto: “Sarò sempre con voi, sorridete, sempre”. Con l’ampiezza del suo sorriso, stagliato in un mare azzurro, durante un giro in barca. E infine dai palloncini bianchi lanciati in aria all’uscita della bara.

“Signore, non t’importa che siamo perduti?”. È il sentimento di sconforto e angoscia che tanti hanno provato in questi giorni di fronte alla morte di Alberto. Chi lo conosceva e chi lo amava, ma anche chi ha letto della sua storia e della sua vita, finita in modo così tragico. Il disorientamento di tanti si toccava con mano, in questi giorni, nei post su Facebook e nei discorsi della gente. E anche alle esequie celebrate in un Duomo gremito di amici e familiari. A questo sentimento ha voluto dare voce e spazio, don Simone Farina, suo insegnante di religione al Liceo Almerici di Cesena, nell’omelia della Messa per il funerale. Di questo parla anche il brano del Vangelo scelto dalla famiglia assieme a don Simone e don Pierre Laurent Cabantous, parroco della Concattedrale di Cervia che ha celebrato il funerale, quello della tempesta sedata.

“C’è tanto da attraversare, tanto dolore motivato. E Dio non ne è estraneo, non dorme - ha detto don Farina - ma ci risponde presente nel riflesso più profondo di ogni nostra lacrima. Come è stato presente nelle braccia di Alberto, che mai si è arreso, presente nella sua presa sicura di timoniere che lo ha portato sempre a mantenere la rotta scrutando l’aurora dopo ogni tempesta”.

“Non mancava mai di mettersi in gioco - ha aggiunto tratteggiando la figura di Alberto -. Ed anche già solo lo scatto di quell’uscita in barca a Cervia (il riferimento è all’immagine scelta per il ricordino, ndr), mentre scruta la terra per il rientro, parla della passione che lo trascinava. Trascinava, ma non con la forza, grande come è sempre stato gli sarebbe anche risultato facile, ma era capace di portare con sé per la forza di attrazione che la sua grinta e la sua capacità di attenzione suscitavano, basta ricordare l’impegno nella squadra che ha sempre vissuto con tutto se stesso”.

“Ma la domanda, in maniera terribile, resta: Non ti importa che moriamo? - ripete don Simone - Dio ora sussurra al nostro cuore: mi importa la tua vita, tu sei importante per me, e lo ripete con forza in ogni istante. Albi, ora Dio le rivolge a te  queste parole, sono tutte per te: “Tu mi importi al punto che ti ho contato i capelli in capo, che ho contato tutta la tua passione, che ho visto e condiviso ogni paura. Sono qui”. Dio è presente, forse come vorremmo, ma è qui a farsi argine e confine a tutto questo dolore. Dio non è oltre la tempesta, ma dentro ogni prova, nel riflesso più profondo di ogni nostra lacrima”.

***

Di seguito il testo integrale dell’omelia di don Simone

La barca sta per affondare e Gesù dorme. Uno scorcio di vita, un’immagine, che descrive quello che sentiamo in questo momento. Il cuore geme, lotta contro la realtà e la disperazione e  a noi  pare che Dio dorma. L’angoscia che proviamo ci porta addirittura a contestare Dio, e ci chiediamo, impauriti come quelli sulla barca con Lui: “Non ti importa niente di noi? Perché dormi?” E vorremmo solo gridare: “Svegliati!” Gesù risponde,  oggi come ieri, in una maniera che ci lascia ancora più sorpresi: “Perché avete così tanta paura?”

C’è tanto da attraversare, tanto dolore motivato. E Dio non ne è estraneo, non dorme, ma ci risponde presente nel riflesso più profondo di ogni nostra lacrima. Come è stato presente nelle braccia di Alberto, che mai si è arreso, presente nella sua presa sicura di timoniere che lo ha portato sempre a mantenere la rotta scrutando l’aurora dopo ogni tempesta. Albi era così, una presenza capace di farsi sentire, perché capace di dare valore ad ogni momento, che fosse un impegno che aveva preso, o un momento di tranquillità o di scambio con gli amici.

Albi è stato segno tangibile della presenza di come Dio nella vita ama perché l’amava ed era capace di contagiare di questa passione attraverso proprio le sue di passioni. Dio è ancora presente, ora, in questa prova dolorosa, forse non come vorremmo noi, bensì come vuole Lui: è sulla barca della nostra vita e vuole salvarci insieme a tutta la nostra libertà. Non interviene al nostro posto ma insieme a noi; non ci esenta dalla tempesta ma ci precede in essa. Dopo il Covid, tutte le restrizioni che ne sono seguite, difficili per tutti, ma ancora di più per degli adolescenti, Albi ha scelto di far dilatare il proprio gusto per la vitagli bastava esserci perché già con la sua sola presenza testimoniasse energia e spirito di partecipazione in quello che faceva, sia che si passeggiasse in cortile o che si condividesse la propria opinione con chi gli era attorno, diceva la sua e non mancava mai di mettersi in gioco. Ed anche già solo lo scatto di quell’uscita in barca a Cervia, mentre scruta la terra per il rientro, parla della passione che lo trascinava. Trascinava Albi, ma non con la forza, grande come è sempre stato gli sarebbe anche risultato facile, ma era capace di portare con sé per la forza di attrazione che la sua grinta e la sua capacità di attenzione suscitavano, basta ricordare l’impegno nella squadra o nel lavoro, che ha sempre vissuto con tutto se stesso.

A volte chiediamo miracoli… proprio come quei discepoli sulla barca con Gesù…. ma Dio ci risponde non con ciò che chiediamo, ma con la Sua presenza. E Dio non ci lascia soli, nemmeno ora. Ma è sulla barca della nostra vita con ognuno di Dio. Non è oltre la tempesta, ma già in essa con noi. È qui, accanto al dolore, alle domande e alle preghiere di ognuno di noi.

Ma la domanda, in maniera terribile, resta: Non ti importa che moriamo? Dio ora sussurra al nostro cuore: “mi importa la tua vita, tu sei importante per me”, e lo ripete con forza in ogni istante. Albi, ora Dio le rivolge a te  queste parole, sono tutte per te: “Tu mi importi al punto che ti ho contato i capelli in capo, che ho contato tutta la tua passione, che ho visto e condiviso ogni paura. Sono qui”.

Dio è presente, c’è, forse come vorremmo, ma è qui a farsi argine e confine a tutto questo dolore. Dio non è oltre questo momento, ma dentro ogni prova, nel riflesso più profondo di ogni nostra lacrima.

E ora Alberto, la barca sulla quale svetti in prua è quella del Paradiso e la gioia e la forza dei tuoi occhi hanno il migliore dei luoghi per riempirsi di quella luce che ti ha sempre accompagnato. Sapere questo, seda un poco la paura che proviamo nel salutarti. Tu ora, tieni il timone della tua e nostra barca, accompagnandoci dal cielo. Ciao, caro gigante, a Dio le nostre lacrime e le nostre preghiere, a te, il nostro affetto, la nostra vicinanza, che nemmeno la morte potrà mai cancellare.

Funerale di Alberto Stefano

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