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"No alla mascherina a scuola". O almeno che sia mask optional

Anche la rete regionale Scuola in presenza chiede con urgenza la "normalità", per contenere i disagi psichici nei ragazzi

"No alla mascherina a scuola". O almeno che sia mask optional

Anche la Rete regionale per la scuola in presenza contesta l’obbligo di utilizzo delle mascherine in ambito scolastico.

Con un comunicato stampa, i genitori e gli insegnanti aderenti alla Rete fanno sapere che "nel Regno Unito, in Olanda, Svizzera, Austria, Svezia, Finlandia, Danimarca, Norvegia e parte della Germania non è mai stata utilizzata dagli studenti in posizione statica".Invece "l’articolo 5 del D.L.24 cosiddetto riaperture - si legge nel documento - ha lasciato le scuole italiane fuori dall’ultimo miglio dell’obbligo delle mascherine al chiuso, lasciandolo in vigore a tempo indeterminato e introducendolo addirittura per i bambini al compimento dei sei anni che fino al giorno prima non erano tenuti all’uso della mascherina nelle scuole dell’infanzia.".
"I comitati aderenti a Rete Nazionale Scuola in Presenza - prosegue la nota - costituiti da genitori e insegnanti da nord a sud, registrano l’ennesimo trattamento discriminatorio riservato agli studenti italiani che hanno pagato più di altri coetanei europei il prezzo della lunga chiusura e di rigidissimi protocolli non applicati in altri Paesi."Il direttivo della Rete di cui fa parte anche la rappresentante dei comitati dell’Emilia Romagna Emilia Romagna Stefania Montebelli ha messo nero su bianco in una lettera al Ministro Speranza e Bianchi, che l’obbligo di utilizzo delle mascherine in ambito scolastico ad oggi vige solo in Portogallo e in Grecia mentre negli altri Paesi europei la mascherina a scuola è stata resa obbligatoria solo per periodi molto limitati, come ad esempio in Francia e in Belgio e addirittura non è mai stata utilizzata in posizione statica in Olanda, Svizzera, Austria, Svezia, Finlandia, Danimarca, Norvegia, Regno Unito e parte della Germania. In Spagna, la Catalogna ha eliminato l’obbligo dal 21 febbraio scorso.". "Il mantenimento dell’obbligo nelle aule italiane non risponde a criteri scientifici - sostiene la Rete nel comunicato - che invece hanno confortato i governi di altri paesi grazie ai numerosi studi internazionali in base ai quali l’utilizzo delle mascherine a scuola non è associato a una minore incidenza e trasmissione del virus". "Paesi come il Regno Unito si sono preoccupati di commissionare ricerche per esaminare l’impatto negativo sui vari livelli di istruzione, misurandolo nel tempo. Nell’ultima pubblicazione si legge come molti bambini abbiano ritardi nello sviluppo sociale, emotivo e linguistico a causa della difficoltà di decodifica delle espressioni facciali impossibile per via dell’uso della mascherina negli adulti"."Colpisce - fa sapere la coordinatrice regionale Montebelli - leggere sul sito del governo inglese che le capacità sociali e di costruzione dell’amicizia siano state influenzate negativamente, non tanto per la criticità in sé che riscontriamo anche nei nostri bambini e giovani, quanto per il fatto che esista un’attenzione profonda e concreta da parte delle istituzioni verso gli studenti peraltro esonerati dall’obbligo della mascherina a differenza dei nostri.""Dell’urgenza di normalità per contrastare il catastrofico aumento di disagi psicofisici - continua Montebelli - si sono accorti molto bene anche gli Stati Uniti che grazie a un pool di esperti di diverse discipline hanno messo a punto un toolkit Children, Covid and the urgency of normal destinato a genitori e insegnanti. Questa sorta di vademecum centra perfettamente l’obiettivo di supportare una strategia di cui in Italia si fa fatica a comprenderne la necessità. Altrove hanno dimostrato che l’uso prolungato di mascherine e del distanziamento, fanno aumentare la paura in bambini e giovani, favoriscono la percezione del pericolo, trasmettendo l’idea sbagliata che le scuole non siano sicure."."Se non ci sarà un cambio di passo anche in Italia - aggiunge la rete dei comitati - si continuerà ad esporre gli studenti al pericoloso rischio di disturbi dell’ansia, dell’alimentazione, del sonno, disturbi psichiatrici, autolesionismo e a ideazione suicidiaria, che è la causa più importante dell’incremento esponenziale dei ricoveri nei reparti di neuropsichiatria dove non ci sono spazi a sufficienza rispetto al fabbisogno esploso. In Emilia Romagna solo nel periodo marzo 2020-marzo 2021 le richieste di aiuto ai pronto soccorso hanno subito un incremento del +110 per cento come emerge dal rapporto della Società italiana di pediatria"."Il ritorno alla normalità - conclude la nota - è drammaticamente urgente, lasciamo che l’approccio per i giovani sia almeno mask optional, sperando che questo oggetto oramai così familiare non sia diventata per loro una sorta di coperta di Linus nella quale nascondere le proprie fragilità".

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