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Trieste, Settimana sociale. Famiglia: bellezza e fragilità insieme. Puntare sulle relazioni

La sfida, dice Mariolina Ceriotti Migliarese, è trovare un equilibrio tra essere se stessi e essere "noi". Per Adriano Bordignon le famiglie sono "generatrici di capitale sociale. Serve una rivoluzione". L'esperienza di coppia affidataria di Renata e Francesco Pavanello

I relatori, da sinistra: Francesco Pavanello, Renata Longo, Fabiana Martini, Mariolina Ceriotti Migliarese e Adriano Bordignon

Se la democrazia è al centro dei pensieri dei cattolici in Italia, la famiglia ci entra a pieno titolo. Sì, perché la famiglia è un capitale sociale, costituita attorno a una generatività che si espande, dice Adriano Bordignon, presidente del Forum delle associazioni familiari, sposato, padre di tre figli. Bordignon interviene in una delle piazze organizzate per ieri, giovedì 4 luglio, dalla Settimana sociale dei cattolici in Italia che si tiene a Trieste fino a domenica prossima. 

La giornalista Fabiana Martini, già vicesindaco di Trieste e già direttrice del settimanale diocesano "Vita nuova", mamma di tre ragazze, sollecita i relatori attorno a un tema tra i più dimenticati nel nostro Paese. "Legami, relazioni e comunità" è il titolo proposto. "La famiglia deve tornare protagonista - insiste Bordignon -. Invece è stata finora considerata come un dato di fatto. E le famiglie stesse hanno dedicato molto del loro tempo alla sopravvivenza", schiacciate dalle incombenze quotidiane, presi dai mille impegni dei figli e la cura di nonni e genitori. "Se questo tempo viene sottratto alla cura, all'amore, al guardarsi, diventa un problema - prosegue Bordignon -. Ci vuole dignità. Le famiglie sono un bene prezioso per tutte le comunità".

"Bellezza e fragilità convivono nella famiglia - fa presente la neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta Mariolina Ceriotti Migliarese - ma rimane un sistema affettivo sociale che costituisce un asse portante tra due persone che si scelgono. Davanti alla famiglia ci sono due sfide difficili. La prima: saper trovare un equilibrio tra essere se stessi e essere noi. La seconda: trovare un equilibrio tra continuità e cambiamento". La coppia, insiste l'esperta, "deve essere generativa non solo di figli, ma anche di idee, pensieri e competenze".

Renata Longo, docente universitaria, racconta come con suo marito Francesco Pavanello, abbiano deciso di accogliere figli in affidamento, ancor prima di scoprire di non poter generare figli naturali. "Molto importante per noi è stato conoscere e tenere relazioni con le altre famiglie affidatarie". Le fa eco il coniuge: "Ci siamo conosciuti giovani e questo ci ha consentito di crescere assieme".

Sulla paternità, chiarisce la Ceriotti Migliarese, "è lo sviluppo più alto della persona maschio che diventa uomo. E questa trasformazione non si improvvisa. Tra i ruoli affidati al padre vi è quello del riconoscimento che si gioca sulla stima, mentre la madre pratica la fiducia" con la creatura che genera.

"L'Italia non è un Paese per giovani e famiglie - incalza Bordignon, avendo un occhio per i tanti che lasciano il Belpaese per espatriare -. Ci vuole un ecosistema attorno alla famiglia. Per fare i genitori servono energie e tanto tempo, anche di qualità. Servono i congedi, mentre oggi pare che la famiglia non interessi a nessuno".

Per il tempo da dedicare alle questioni importanti, Pavanello ricorda che nella loro famiglia hanno riservato tanto spazio per le decisioni importanti, in particolare per quelle attinenti al cambio di occupazione o per la scelta del part time. "Anche il compromesso che spesso si adotta in casa - fa presente - va visto come ricerca di soluzione per fare un passo avanti. E ai figli a noi affidati abbiamo sempre dato fiducia".

"Occorre cercare un punto alto di convergenza - insiste la moglie Renata -. E se la soluzione individuata non sarà buona, si ricontratterà". Nessun problema, fa intendere Renata. Ogni giorno si ricomincia e "alcune dinamiche nelle famiglie non vanno date per scontate".

"Tra marito e moglie, occorre fare il tifo uno per l'altro - aggiunge la Ceriotti Migliarese -. Ciò che fa crescere la famiglia è la creatività: di pensiero, di spiritualità, senza fermarsi mai su un'immagine fissa".

Bordignon insiste: "i giovani vanno messi nelle condizioni di dare il meglio di loro stessi. La scelta, quasi scherzosa, a ogni celebrazione di nozze, tra matrimonio e libertà, è diventata mentalità. Abbiamo messo in campo il progetto Fosbury, per dire che, come accadde al saltatore in alto, Dick, che innovò il modo di fare il gesto atletico, ci vuole un cambio di passo, una nuova strada da intraprendere".

Le ricette, infine: "Non rimanere mai soli, confrontarsi anche sui valori", indica Pavanello. "Avere a cuore anche i progetti relazionali, non solo quelli individuali - risponde la Ceriotti Migliarese -. Ai giovani oggi va dato anche un aiuto economico, magari per comprare casa, senza aspettare di lasciare l'eredità". Per Bordignon "ci vogliono politiche strutturali. Serve una rivoluzione. Si deve ripartire dai corpi sociali intermedi".

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