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Povertà ed esclusione sociale: cardinale Zuppi, “preoccupante il problema dei giovani, del sud, dell’educazione”. “Ricreare la rete” territoriale

“Nei momenti di crisi, a maggior ragione, dobbiamo mostrare che cosa significa essere cristiani", ha aggiunto il porporato

Foto Siciliani-Gennari/SIR

“Alcuni dati che mi hanno molto colpito sono quelli che riguardano il problema dei giovani, del sud, dell’educazione, cioè di come la povertà diventa ereditaria. Per spezzare l’anello, oppure per unire, perché il Rapporto si chiama ‘L’anello debole’ e l’anello debole lo devi rendere forte altrimenti si spezza tutta la catena. L’anello debole lo rendi forte ristabilendo l’educazione o investendo seriamente sull’educazione”. Lo ha affermato, oggi, il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, in un video messaggio, con cui si è aperta la presentazione del Rapporto su povertà ed esclusione sociale dal titolo “L’anello debole”, curato da Caritas Italiana.

“I dati che ascolterete sui giovani e sulla povertà intergenerazionale sono davvero preoccupanti e richiedono a tutti quanti noi di fare qualche cosa perché l’educazione non è soltanto quella in termini tecnici, cioè di aiutare, quella di don Milani, quella di dare la parola, di aiutare a non essere esclusi dalla scuola – e l’abbandono sappiamo che è molto alto, incredibilmente alto – ma è anche l’investimento sulla persona, la rete di educazione che è quel famoso villaggio che almeno le nostre comunità devono rappresentare e rappresentano per chiunque”, ha spiegato il porporato, chiarendo: “Un villaggio educativo, anche in termine tecnico – insisto – nel dare la fiducia e la possibilità di continuare a studiare, i mezzi per continuare a studiare e per rafforzare quell’anello sempre debole mentre l’ascensore sociale è guasto, è rotto da tempo – e pochi sono interessati ad aggiustarlo, mi sembra. C’è poi l’educazione che non viene garantita e che perpetua, quella che è quasi come una povertà ereditaria”. Per questo “c’è una dimensione che viene sottolineata, la dimensione sociale, la territorialità, la rete che si deve ricreare”. “Io penso che questo sia un grande compito delle nostre comunità e quindi delle Caritas che – ripeto qualcosa di già detto – non sono l’agenzia a cui noi esternalizziamo il compito della carità, perché la carità non si esternalizza. Voi sapete che nelle aziende per risparmiare si esternalizza, ma noi non possiamo esternalizzare perché saremo e siamo interrogati su questo e la carità coinvolge tutti e le Caritas devono aiutare a coinvolgere tutti quanti”, ha precisato il presidente della Cei.

“Un’ultima cosa che mi ha colpito – e speriamo che il governo sappia affrontarla con molto equilibrio – è il problema del reddito di cittadinanza che è stato percepito da 4,7 milioni di persone, ma raggiunge poco meno della metà dei poveri assoluti”, ha aggiunto il cardinale. Per il porporato, “c’è un aggiustamento da fare, ma mantenendo questo impegno che deve essere così importante in un momento in cui la povertà sarà ancora più dura, ancora più pesante e rischia di generare ancora più povertà in quelle fasce dove si oscilla nella sopravvivenza, che devono avere anche la possibilità di uscire da questa ‘zona retrocessione’”.

Il cardinale Zuppi ha concluso: “Nei momenti di crisi, a maggior ragione, dobbiamo mostrare che cosa significa essere cristiani. E questo richiede due cose: avere un cuore pieno dell’amore di Cristo e, proprio per questo, riconoscere Cristo e avere noi un cuore pieno di amore per i tanti ‘poveri cristi’ che incontriamo nelle nostre strade, che andiamo a trovare nelle case e che devono trovare un porto nelle nostre comunità”.

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