l'appello
Lavoro, i sindacati: "Manca cultura della sicurezza"
Filca Cisl, Feneal Uil e Fillea Cgil intervengono dopo l'ennesima morte sul lavoro
A seguito della morte sul lavoro avvenuta ieri a Verghereto (vedi notizia richiamata), i sindacati Filca Cisl, Feneal Uil e Fillea Cgil hanno inviato in redazione una nota congiunta, che pubblichiamo di seguito.
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Ancora una volta, come sindacati di categoria Filca Cisl, Feneal Uil e Fillea Cgil e come sindacati confederali, siamo costretti a vivere un'altra tragedia sul lavoro. Si tratta dell'ennesima vita spezzata avvenuta durante l'attività lavorativa. Ancora una volta si è verificato l'evento più temuto per chi, come noi sindacalisti, decide di dedicare la propria vita, alla tutela dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori nei luoghi di lavoro. Un giovane lavoratore di 38 anni si è recato al lavoro come ogni giorno, per guadagnarsi da vivere, per mantenere in maniera onesta i suoi due bambini e la propria moglie, come devono necessariamente fare tutti coloro che per vivere devono lavorare, ma contrariamente a quanto accaduto fino a ieri, non farà ritorno a casa. Non farà ritorno ai suoi cari perché ha perso la vita lavorando. Non farà ritorno a casa perché ancora una volta la sconfitta più grande, l'incubo iniziato agli albori dei tempi, dal quale purtroppo non ci siamo mai svegliati, ha preteso ancora una volta il suo tributo di morte.
Siamo attoniti e inorriditi. È è la quinta volta in meno di 12 mesi solo nel settore delle costruzioni e affini, che dobbiamo prendere atto dell'inaccettabile notizia. Lavorare è necessario per vivere, dovrebbe esserlo altrettanto la garanzia all'incolumità per tutti coloro che devono soddisfare questa necessità. Purtroppo non è così oggi come non lo è stato in passato. Sul lavoro e per il lavoro si è sempre morti in tutte le epoche e nella maniera peggiore possibile. Il futuro sarà niente di più che la riproposizione del passato? L'ennesima dimostrazione che la storia non insegna nulla ma è solo cronaca? Dipende da noi e dalle priorità che vorremo assegnarci, la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro deve essere trasmessa ai giovani già da quando frequentano la scuola affinché diventi patrimonio comune sia dei futuri lavoratori che dei futuri imprenditori.
Purtroppo la sensazione che abbiamo, frequentando quotidianamente i luoghi di lavoro, è che la salute e la sicurezza vengano troppo spesso considerati valori relativi e non assoluti. Manca la cultura della sicurezza che dovrebbe essere la base dalla quale partire, una comune percezione di certi valori come fondanti non negoziabili e quindi assunti come punto di riferimento per qualsiasi attività svolta in ambito lavorativo. Mentre oggi purtroppo troppo spesso le norme a tutela della salute e sicurezza vengono considerate inutili orpelli, lussi che non ci può permettere o quando va molto bene niente di più che fastidiosi intralci alla produttività.
Mancano da troppo tempo controlli continui e selettivi nelle aziende, per carenze di organico e di risorse. Diciamo basta a inutili tavole rotonde che si perdono nel tempo, bisogna potenziare l'attività di controllo e prevenzione degli organi preposti, bisogna rendere più efficaci i ruoli degli Rlst territoriali e degli Rls aziendali, che devono poter lavorare a stretto contatto con l'Ispettorato del lavoro dandogli se necessario la possibilità di poter sanzionare chi non rispetta le regole. Alla luce di quanto sopra chiediamo un confronto immediato con le associazioni datoriali, con l'Ispettorato del lavoro e con le pubbliche amministrazioni, al fine di concordare un protocollo condiviso che porti immediati risultati in termine di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro perché il lavoro deve essere vita e non morte.
I segretari generali di Cgil Cesena (Silla Bucci) , Cisl Romagna (Francesco Marinelli) e Uil Cesena (MarcelloBorghetti), nell’esprimere pubblicamente la propria vicinanza ai familiari dell’ennesima vittima del lavoro, denunciano l’insopportabile strage infinita di morti sul lavoro, una tragedia nazionale dove non basta più indignarsi, non è sufficiente attendere doverosamente gli esiti delle indagini, perché il tema vero è una netta presa di coscienza nazionale per una energica azione di prevenzione, con applicazione severa delle prescrizioni, dei dispositivi di sicurezza e della formazione per garantire la sicurezza, nonché l’assunzione immediata di ispettori per garantire controlli diffusi e sanzioni, allo scopo di contrastare quella superficiale idea, che per recuperare il profitto perso e fare nuovo profitto, antepone e accelera i ritmi di lavoro dimenticando la sicurezza.
Serve un cambio di cultura per il rispetto della vita umana a partire da un coinvolgimento degli studenti degli insegnanti e delle scuole. Serve farlo e chi ha il potere del governo e delle leggi deve farlo. Come Cgil Cisl e Uil confederali e di categoria siamo da tempo impegnati, nella contrattazione anche territoriale, a proporre accordi per garantire il rispetto della vita umana di chi lavora, anche negli appalti, ma occorre contrastare l’ipocrisia post mortem delle inutili chiacchiere di circostanza e di fronte ad una strage quotidiana, rivendichiamo quegli interventi immediati e ripetutamente chiesti nel confronto nazionale con il Governo, per tutelare la salute sui luoghi di lavoro anche con investimenti mirati. Le organizzazioni sindacali confederali a questo scopo hanno da tempo chiesto che si apra un tavolo alla Presidenza del Consiglio per affrontare insieme ai tanti ministri questa drammatica emergenza. Quanti morti ancora dovranno esserci affinché Governo e politica si destino dal sonno?
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