Commento al Vangelo
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IL GIORNO DEL SIGNORE

Domenica 2 giugno - Corpus Domini - Anno B

GESÙ SPEZZA IL PANE PER UNIRE, GIUDA ’SPEZZA’ LA COMUNITÀ

Es 24,3-8; Salmo 115; Eb 9,11-15; Mc 14,12-16.22-26

La Messa affonda le sue radici nella vita di Cristo, e nella prassi dell’età apostolica e post-apostolica.

Anche la terminologia usata nei suoi confronti non va dimenticata. In ordine cronologico, la voce più antica: “Cena del Signore” (1Cor 11,20); l’espressione “Frazione del pane” e ”Spezzare il pane”, usata da Luca in At 2,42 e 20,7. Poi un altro termine che offuscò i precedenti - eucharistein-eucharistia - e che troviamo nella Didaché e in Sant’Ignazio di Antiochia (98-117 d. C.). San Giustino, morto nel 165, afferma che grazie alla prece eucaristica, il pane e il vino si trasformano nel corpo e sangue di Cristo. Tuttavia, la solennità di questa domenica ha una sua storia a parte: essa è un prodotto della devozione eucaristica medievale occidentale. È sorta per affermare la presenza reale contro gli errori di Berengario di Tours e fu estesa poi a tutta la Chiesa da papa Urbano IV nel 1264.

Il Vaticano II, con nuovi testi liturgici, ha voluto esprimere una visione più completa del mistero eucaristico. San Marco ci parla di una preparazione minuziosa della cena pasquale: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?» (versetto 12). Ambienti adeguati venivano messi gratuitamente a disposizione dei pellegrini. Tutto deve essere pronto per la festa, come fosse una «sala reale». Quello che sta per succedere segue un piano pensato da Dio, per cui Gesù non è trasportato dagli eventi, ma va verso gli eventi.

Dopo la profezia del tradimento, segue il racconto dell’ultima cena. Gesù stesso si consegna sotto il segno del pane; spezza il pane per riunire i suoi donandosi fino in fondo, mentre Giuda “spezza” la comunità in senso negativo. «Questo è il mio corpo»: il pane è benedetto, nel senso più ampio, trasformato. Dicendo così è come se Gesù dicesse: «Questo sono io stesso» con riferimento a tutta la sua opera salvifica. Il suo corpo, la sua persona, si consegna totalmente agli altri. «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti». Per “questo” si intende il contenuto del calice, il vino identificato con il sangue di Cristo, cioè sangue della definitiva alleanza, versato per molti, per tutti.

Come Gesù siamo chiamati anche noi a “consegnarci” al massimo nel servizio dei fratelli. La Messa sta per finire, alcuni distratti non capiscono bene quello che il diacono sta dicendo: «Glorificate il Signore con la vostra vita, andate in pace».

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