Editoriale
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Elezioni dell'8 e 9 giugno

Diritto non scontato

Chi non si esprime, è bene ricordarlo, lascia agli altri il potere di scelta. Una delega, questa sì in bianco, a chi decide di tracciare un segno sulla scheda elettorale

Diritto non scontato

Stavolta si vota anche di sabato. Accadde anche nel 2004, per la prima volta in Italia. E si potrà andare al seggio fino alle 23, sia sabato sia domenica prossimi.

Le possibilità per esprimere la propria preferenza ci sono. È vero che forse sarà la prima vera domenica estiva, ma l’appuntamento con le elezioni è pur sempre una grande espressione di democrazia. Per comprenderlo dovremmo chiederlo a chi non gode di questa opportunità. Si sa che ciò che è dato per scontato non suscita né meraviglia né stupore e neppure entusiasmo. Invece dovremmo averlo. Basterebbe scorrere alcune pagine di storia recente per comprendere quanto i nostri padri e i nostri nonni hanno combattuto per costruire l’Europa, la nostra casa comune. E per come siamo usciti dai vent’anni di dittatura e poi siamo arrivati a una democrazia che, se non ancora del tutto compiuta e matura, mantiene in sé tutte le possibilità per realizzarsi.

Nel prossimo fine settimana saremo chiamati a esprimerci sul Parlamento europeo e, in numerosi casi, anche sulle amministrazioni comunali. L’abbinamento dovrebbe favorire la partecipazione, anche se alcuni sondaggi realizzati fino a qualche giorno fa fanno intuire un possibile ulteriore calo della partecipazione al voto. Il segnale non è incoraggiante, ma va preso e commentato per quello che è. Da alcuni decenni assistiamo a una continua e lenta diminuzione dei votanti. Inesorabile. A volte anche avvilente, con punte, in specie nel sud Italia, ben al di sotto del 50 per cento.

Chi non si esprime, è bene ricordarlo, lascia agli altri il potere di scelta. Una delega, questa sì in bianco, a chi decide di tracciare un segno sulla scheda elettorale. Vorrei ribaltare un ragionamento frequente. Il voto non è un dovere. Sì, per certi versi lo è, anche. Ma è soprattutto un diritto, l’espressione più alta della democrazia, che sarà pure imperfetta come lo è quella italiana piena di limiti e incongruenze, ma sempre di democrazia stiamo parlando.

Siamo liberi o no di votare per un partito o per un altro? Per un sindaco o per il suo concorrente? Per chi ci è più simpatico o per chi ci dà maggiore affidabilità? Sì, lo siamo, ed è un dato, quello della libertà di espressione del voto politico e amministrativo che i nostri nonni per vent’anni non hanno vissuto. Che in molte parti del mondo non viene concesso.

Una libertà che ci vogliamo giocare con la responsabilità di cittadini consapevoli della posta in gioco. Oggi vogliamo essere protagonisti. Per non pentirci domani.

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