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Il domani è adesso

Col mese di settembre la quotidianità ricerca il suo standard. Quest’anno lo si vorrebbe anche con maggiore forza.

Il domani è adesso

Si ricomincia. Col mese di settembre la quotidianità ricerca il suo standard.

Quest’anno lo si vorrebbe anche con maggiore forza. Tutti siamo consci dei condizionamenti subiti dalle nostre esistenze e dei cambiamenti portati da quell’uragano che si è abbattuto su milioni di persone e che porta il nome di Coronavirus.

Ci stiamo provando. Il tentativo è lodevole, ma le incognite sono ancora troppe. C’è chi si ostina a negare quel che sta accadendo e c’è chi, dall’altra parte, enfatizza una terribile pandemia che in questo momento, in Italia in particolare, va assolutamente relativizzata.

Tra i due estremi si collocano, per fortuna, quanti assumono comportamenti responsabili: distanziamento, mascherine, gel igienizzanti e attenzioni in ogni occasione, senza esasperare gli atteggiamenti e i toni e neppure avere timore di fantomatici untori. Il virus, è un dato di fatto, oggi fa meno paura rispetto alla primavera scorsa e il sistema sanitario è più accorto su come affrontarlo.

Sono tutti elementi che aiutano nella ripartenza che si preannuncia per nulla semplice. Eppure vogliamo provarci, in ogni direzione. Lo abbiamo scritto anche sette giorni fa: con questo contagio occorre convivere, se non vogliamo soccombere nelle nostre case e nei nostri recinti blindati. Che ci piaccia o meno, questa è la realtà con la quale siamo chiamati a fare i conti oggi.

Non possiamo voltarci dall’altra parte. La scuola, le università, le comunità cristiane, le aziende, le attività sportive, la società in genere. Ognuno è chiamato a mettere del suo, con maggiore consapevolezza e coinvolgimento, a vantaggio di tutti e di ciascuno. È una sorta di rinascita, quella cui siamo chiamati. Guai a tirarci indietro.

In vista dell’inizio della scuola sarebbe immaginabile proseguire ancora con le lezioni online, dopo i troppi messi trascorsi in casa dai nostri ragazzi? Nessuno ha dubbi in merito. I rischi vanno calcolati, ma vanno anche affrontati. Non si può cercare solo di schivarli.

Sarebbe un atteggiamento troppo pavido. Ci vuole invece tanto coraggio, senza azzardi inutili, consci che non ci si può fermare e una generazione non può rimanere bloccata nei suoi giusti desideri dalle paure di quelle precedenti.

Si tratta di sfide in gran parte del tutto inedite. Sfide da affrontare anche per le nostre parrocchie, associazioni e movimenti cattolici, chiamati a ritrovarsi dopo i mesi trascorsi sulle chat digitali. Non sarà semplice riprendere il cammino così bruscamente interrotto, ma è necessario per l’esperienza di popolo cui il cristiano partecipa con passione per appartenenza, oltre che per sua natura costitutiva.

L’entusiasmo degli inizi prenda il sopravvento sui timori del prendere il largo. Non possiamo esimerci. Ne va del nostro futuro e di quello delle prossime generazioni. Per dirla alla papa Francesco, “il domani è adesso”.

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