Editoriale
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Proviamoci

Nel nostro Paese, cifre Ocse, il potere di acquisto reale delle famiglie, al netto dell’inflazione, è diminuito negli ultimi 30 anni. Siamo l’unico esempio negativo in Europa

Proviamoci

La speranza è che a pagare non siano sempre i soliti. Il governo guidato da Giorgia Meloni vuole chiudere la Legge di bilancio e il decreto fiscale in fretta. Poi inizierà il solito balletto delle richieste da parte dei gruppi di pressione. Così avviene in Italia, come nel resto del mondo. In mezzo rimane chi non riesce a far sentire la propria voce.

Un dato rimane acquisito. Nel nostro Paese, cifre Ocse, il potere di acquisto reale delle famiglie, al netto dell’inflazione, è diminuito negli ultimi 30 anni. Siamo l’unico esempio negativo in Europa.

È vero che nell’est gli stipendi sono saliti molto partendo da basi bassissime. Ma nell’Europa centro occidentale siamo il fanalino di coda. Un primato per nulla invidiabile che chi ci guida dovrebbe tenere a mente quando si accinge a mettere mano ai conti dello Stato e delle famiglie. Lo diciamo perché la musica, purtroppo, è sempre la stessa. C’è chi paga il dovuto, come dovrebbe avvenire per tutti i cittadini, e chi continua a pagare poco o nulla. I numeri sono impietosi e le disuguaglianze si acuiscono. Nelle chiacchiere fra amici emergono con evidenza. Se il reddito medio in Romagna è di circa 20 mila euro (lordi, ovviamente), con il tenore di vita che tutti abbiamo sotto gli occhi, dove sta la vera ricchezza?

Evasione ed elusione fiscale appaiono evidenti. Oggi i mezzi per capire dove stanno di casa non mancano. Gli strumenti informatici per incrociare i dati sono infiniti.

Forse manca la volontà politica di guardare ciò che accade nella realtà. È più semplice fare finta di nulla e continuare a credere che alle nostre latitudini si riesca a campare con redditi a livelli di sussistenza, per non toccare le tasche di elettori interessanti. L’Italia ha bisogno di crescere, come abbiamo scritto più volte. Ma in modo più giusto, più equo, più solidale. Lo Stato deve essere visto non come un esattore, un ente terzo che vessa i cittadini, ma come un ridistributore di ricchezza a vantaggio di tutti e non solo di alcuni. Chi ha di più deve contribuire per chi ha di meno.

Il parametro del reddito in molti casi si rivela inadeguato. Le imposte patrimoniali sono viste malissimo da molti settori dell’opinione pubblica. Quelle indirette sono ingiuste perché colpiscono tutti alla stessa maniera. La ricetta potrebbe essere uno Stato più efficiente, nell’utilizzo delle risorse e nel saperle trovare. E anche nel controllare. Proviamoci, almeno.

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