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Una scuola digitale senza professori, partono le prime sperimentazioni

C'è chi vieta i cellulari in classe e chi affida all'IA gli studenti

Una scuola digitale senza professori, partono le prime sperimentazioni

Il dibattito sul ruolo delle tecnologie nell’educazione dei più giovani continua a tenere banco. Con una circolare del luglio scorso, il ministro Valditara ha messo un freno all’uso degli smartphone in classe dalla scuola dell’infanzia fino alle medie, suscitando i cori delle opposte rappresentative. Da una parte i favorevoli alla stretta, supportati da studi critici sul rapporto tra l’uso del cellulare e l’apprendimento. Dall’altra, chi – pur comprendendo le ragioni del divieto – sottolinea che proibire sposta solo il problema e che “la differenza la fanno gli adulti”.

Proprio per sostenere il compito educativo degli adulti, il pedagogista Daniele Novara e lo psicoterapeuta Alberto Pellai hanno lanciato una sottoscrizione per chiedere al Governo italiano di far sì che “nessuno dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze possa possedere uno smartphone personale prima dei 14 anni e che non si possa avere un profilo sui social media prima dei 16”. Può sembrare fantascienza, ma l’appello ha raccolto in pochi giorni oltre 50mila firme e portato a un disegno di legge bipartisan depositato a Palazzo Madama.

E negli altri Paesi? L’Italia non è certo l’unica a dover fare i conti con gli effetti di un uso smodato del digitale. Guardandoci attorno, è facile riscontrare gli stessi interrogativi. E non poche contraddizioni. Nel Regno Unito, ad esempio, 44 istituti statali hanno proibito totalmente ai propri allievi l’uso dei cellulari. Non solo i più piccoli: anche i ragazzi dagli 11 ai 18 anni devono consegnare i loro dispositivi all’entrata della scuola, ritirandoli a fine giornata. Sotto accusa l’eccesso di distrazione che i telefonini comportano, “anche solo per la consapevolezza di averli nello zaino o in tasca”.

Nella stessa Gran Bretagna, però, si registra in queste settimane anche la prima classe scolastica guidata interamente dall’Intelligenza artificiale, senza la presenza dei professori, se non di alcuni supervisori. Si tratta di un esperimento che coinvolge una ventina di giovanissimi del David Game College di Londra, che accosteranno le materie di studio grazie a sistemi di tecnologia generativa e visori per la realtà virtuale.

La Corea del Sud si appresta a varare un programma simile per tutti gli alunni dagli 8 anni in su, affiancando insegnanti e software di IA. Contro la decisione, però, si sono subito mobilitati migliaia di genitori, chiedendo al governo di fare marcia indietro: “I nostri figli passano già troppo tempo davanti agli schermi – hanno spiegato – la scuola deve rimanere un luogo diverso, fatto di persone”.

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