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Davide Cassani: “Il Tour de France a fine giugno in Romagna: dobbiamo essere orgogliosi per il nostro territorio a un anno dall’alluvione”

“Save the Date”: sabato 29 giugno partenza Tappa 1 da Firenze e arrivo sul lungomare di Rimini. Domenica 30 giugno, partenza di Tappa 2 da Cesenatico in onore del “Pirata” e arrivo a Bologna, scalando due volte il colle di San Luca. Intervista al presidente dell'Apt Emilia Romagna

Cassani mentre pedala, durante il giro con giornalisti

La strada verso il Barbotto da Sogliano è una serie di “mangia e bevi”, con tratti di salita anche tosti che si alternano a discese per riprendere fiato. Non siamo “in gara”, ma ci si deve impegnare a tenere la ruota di Davide Cassani, per cui il percorso è un buon allenamento - lui chiacchiera, noi ansimiamo - e l’occasione per parlare un altro po’ della “Grand Départ Italia” del Tour de France 2024 e della salita al Barbotto (forse la “còte” più attesa della Tappa 1) senza stare sul divano, come la sera prima, all’incontro coi giornalisti italiani (dieci in tutto, di testate nazionali e locali, la nostra compresa) che Apt Emilia-Romagna, di cui è presidente, ha invitato a un mese esatto dalla storica partenza italiana della corsa in bicicletta più famosa al mondo.

Davide Cassani è fra i deus ex-machina di un evento sportivo, ma anche sociale, economico, che catapulterà il territorio sugli schermi di centinaia di milioni di persone (il Tour è il terzo evento sportivo più importante, dopo Olimpiadi e Mondiali di calcio). Il suo ruolo al vertice dell’ente turistico regionale è la più recente “vita” di questo romagnolo doc, dall’agenda fittissima, ma che non rinuncia quando può a pedalare sulle strade di casa. Corridore fra i più affidabili fra anni ’80 e ’90, in un’epoca di Argentin, Fondriest, Bugno e Chiappucci (per citarne alcuni), poi amatissimo commentatore tecnico in Rai al fianco della “Voce” Adriano De Zan, quindi Ct della Nazionale di ciclismo. Da quest’anno tornato in Rai per il Giro d’Italia e ora il Tour de France, le cui prime tre tappe saranno per l’80 per cento del percorso in Emilia-Romagna.

“Save the Date”: sabato 29 giugno partenza Tappa 1 da Firenze e arrivo sul lungomare di Rimini. Domenica 30 giugno, partenza di Tappa 2 da Cesenatico in onore del “Pirata” e arrivo a Bologna, scalando due volte il colle di San Luca. Tappa 3 partenza da Piacenza e arrivo a Torino. (info di servizio, ma fondamentale: per scoprire tutto il sito ufficiale è https://www.letouritalia.it)

Cassani, questo “Grand Départ” (così si chiamano le “partenze” della corsa gialla) è un sogno per ogni innamorato del ciclismo, specie se romagnolo. La sua emozione principale in queste settimane?

Orgoglio. Per la prima volta in 111 edizioni il Tour de France parte dall’Italia e la nostra Regione ne è attore protagonista. Ho partecipato a nove edizioni da corridore (la prima nel 1985, l’ultima vinta da un francese, Bernard Hinault, ndr) e ne ho commentate 18 (la prima nel 1996). E proprio quest’anno che sono tornato in telecronaca… mi chiedo ancora: ma è vero?

A Imola, in una recente presentazione della “Grand Départ” ne ha raccontato la genesi. L’idea nacque dopo il Mondiale di Imola 2020, in pieno Covid?

Esatto. Quell’evento fu un successo pensando alla situazione che stavamo vivendo e il presidente Bonaccini mi disse: “Davide, dopo Giro e Mondiale, manca il Tour.” Da lì è iniziato tutto.

Cosa ha convinto Aso, organizzatrice della corsa, e il suo direttore Christian Prudhomme?

Innanzi tutto, la nostra capacità di organizzare in breve tempo, in piena pandemia, salvaguardando tutti i protocolli di sicurezza sanitari, un Campionato del Mondo. In una Regione che già ospita Formula 1, Moto GP… E poi l’idea, la ‘narrazione’ dietro al percorso…

Ci spieghi meglio.

Una corsa a tappe è un grande romanzo fatto di campioni, storia e territori. E gli organizzatori del Tour sono molto attenti a questo. La Grand Départ Italia, che la nostra Regione ha costruito insieme alla città di Firenze e Regione Toscana, Torino e la Regione Piemonte, attraversa luoghi di grande fascino e straordinaria bellezza, con salite che hanno contribuito a rendere grande il ciclismo in Italia e nel mondo e che sono stati culla di campioni e di alcuni vincitori italiani della maglia gialla.

Qualche esempio?

Ottavio Bottecchia, primo italiano trionfatore al Tour proprio 100 anni fa. I toscani Gino Bartali e Gastone Nencini, ovviamente Marco Pantani (la partenza della Tappa 2 da Cesenatico farà una sosta alla partenza davanti allo Spazio dedicato al “Pirata”, ndr) e il campionissimo Fausto Coppi, a cui è dedicata la Tappa 3. E Vincenzo Nibali, ultimo italiano in giallo 10 anni fa.

Un evento dai numeri incredibili…

“Sì, due milioni di persone stimate sulle strade, un’organizzazione poderosa che riempirà migliaia di camere degli hotel, a cui si aggiungono i tantissimi turisti dall’estero, che uniranno l’evento alla scoperta, in bici, delle bellezze del territorio. Il Tour de France sarà una festa straordinaria in un weekend di piena estate.

Cosa si aspetta dalle comunità locali, al netto delle migliaia di appassionati?

“Nella gente c’è grande curiosità e attesa: ho parlato con tante persone che, pur non appassionate, questo passaggio non se vogliono perdere. Parlavo di percorsi affascinanti: per la Romagna in particolare, dopo tutto quello che abbiamo passato solo un anno fa, sarà ancora di più motivo di orgoglio vedere Pogacar tentare la doppietta Giro-Tour, il suo grande avversario e campione in carica Vingegaard e il campione del mondo Van Der Poel sfidarsi sul Passo del Carnaio e sul Barbotto (foto qui sotto)

monumento al barbotto

sulla Gallisterna e sul San Luca. E i giorni della vigilia saranno bellissimi: a Firenze le squadre arriveranno da lunedì, con tutta la macchina organizzativa, con migliaia di giornalisti accreditati e la carovana pubblicitaria che anticipa la corsa.

Immagino che vorrebbe essere anche lei in corsa. Da da tifoso, dove vorrebbe vedere dal vivo?

Avrò il privilegio di commentarla, ma se dovessi scegliere un luogo per le prime due tappe, andrei in vetta a San Leo nella prima e naturalmente a Bologna sul San Luca, sulla curva delle Orfanelle, nella seconda.

Quando saranno off limits le strade?

Tre ore prima, per avere il tempo di far passare la ‘carovana’ del Tour, un’ottantina di mezzi che faranno da scenografico antipasto al passaggio dei corridori. In Francia dicono che il 50 per cento del pubblico stia a bordo strada anche, e forse soprattutto, per vedere la carovana pubblicitaria. Uno spettacolo nello spettacolo.”

Cos’è il Tour de France, per spiegarlo a chi non segue il ciclismo?

La corsa più importante al mondo e il suo peso è sentito da tutti i corridori. E ci sarà subito battaglia per indossare la maglia gialla, le prime tappe sono come delle grandi classiche, con tanti chilometri e tanto dislivello.

I suoi favoriti delle tappe italiane?

Per la prima forse Van Der Poel, ma dovrà superare salite non facili, se non addirittura Pogacar. Per la seconda ridico Van Der Poel, per la terza un velocista: Philipsen.”

Un’altra domanda al presidente di Apt. Quanti pernottamenti vi aspettate?

Preferisco sottolineare il grande impegno da parte di tutti gli attori dell’ospitalità per preparare le giornate di vigilia, quelle di gara e i giorni successivi. Come ente di promozione stiamo lavorando da oltre un anno e mezzo sui mercati esteri per promuovere l’evento e le nostre eccellenze, nelle fiere del settore e ospitando tour operator e giornalisti nei diversi eventi ciclistici in Regione.

Quali sono i Paesi più strategici?

Germania, Polonia, Inghilterra, e non solo. L’Europa resta centrale e l’obiettivo prioritario è aumentare la quota di turisti stranieri.

Cosa lascerà in eredità la Grand Départ all’Emilia-Romagna?

Vogliamo essere sempre di più la Regione che anche attraverso gli eventi sportivi può incrementare il turismo: siamo l’unica a ospitare un Gran Premio di F1, il Motomondiale, l’Iron Man, la semifinale di Coppa Davis, quest’anno anche gli Internazionali d’Italia di golf. E ora il Tour.

Come sul percorso del Mondiale di Imola 2020, avremo una segnaletica stradale ad hoc?

Lo valuteremo. La corsa transiterà su salite simbolo come il Barbotto, che già hanno una segnaletica dedicata, ma potrebbe essere una bella idea.

Un tuffo nel suo passato da commentatore al Tour. Iniziò nel ’96 al fianco di Adriano De Zan…

Ricordi indimenticabili. Avevamo solo un'auto con autista, e il pranzo a volte lo portavamo nel baule. Adriano dopo un Averna in postazione scriveva la pagina d’introduzione alla telecronaca, me la faceva leggere e via con la corsa. E poi Gianni Mura, per cui il Tour era imprescindibile: non mi perdevo mai i suoi articoli.

Da corridore a commentatore, un salto quasi immediato.

Per prepararmi mi creai mie ‘banche dati’ con schede e aneddoti su tutti i corridori: mi abbonai a tutte le riviste di ciclismo, incluso L’Equipe, giornale di riferimento in Francia. La stessa convinzione che ho avuto sin da ragazzo nel diventare corridore, e per questo sono ancora oggi felice perché ho reso orgoglioso mio padre, l’ho trasferita nel diventare commentatore di ciclismo. Mi fa sempre piacere quando incontro appassionati che sono ‘cresciuti’ anche attraverso le mie telecronache.

Fra cui quella di Pantani del 1998…

“Fra i tanti aneddoti di quella edizione: il suo compagno di squadra Fabiano Fontanelli a metà Tour era già ‘sfatto’ e Marco era in ritardo in classifica. Voleva ritirarsi e Pantani gli disse “Stà qué c’as divertém…

Cosa farà Davide Cassani “da grande”?

Per ora voglio godermi il presente e questo momento indimenticabile.

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