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Giovani all'estero

Nella surfhouse gestita in Portogallo dal cesenate Mattia Piraccini

Diario di una tre giorni fra le onde, in una calma quasi hawaiana

(foto: Marco Rossi)

Tre ragazzi con lo skateboard ci hanno dato la conferma di essere arrivati al posto giusto. Dopo un tranquillo viaggio in aereo sulla tratta Bologna-Lisbona, la scorsa settimana un autista di car sharing ci ha portati a nord della capitale portoghese, fino alla sommità di Ericeria in quella che sarebbe stata la nostra casa per i prossimi tre giorni. La Pachamana Surfhouse era lì davanti a noi e al nostro ingresso ci hanno accolto il sorridente padrone di casa Mattia Piraccini, insieme alla fidanzata e co-gestrice della struttura Maria Chiara Girlando. L’ostello sorge in un piccolo quartiere residenziale molto tranquillo, con strutture tutte molto simili in stile coloniale. “Abbiamo aperto questa attività per surfisti nel 2022, dopo che avevo maturato una esperienza simile lavorando in Spagna”, ci ha detto il cesenate classe ‘92 (vedi notizia richimata). Dopo una visita degli spazi comuni ci siamo accomodati nelle rispettive stanze prenotate dal nostro gruppo composto da cinque persone.

Il programma è molto semplice. Di giorno si fa surf e di sera, a meno che non ci si sposti nella più movimentata Lisbona, non c’è nulla da fare in questa zona periferica. La sveglia alle 8.30 ci permette una colazione molto lunga, in stile portoghese con le pastéis de nata, dei tortini di pasta filo ripieni con crema e cotti al forno, nell’unico bar presente. Alle 11.20 Mattia ci conduce con due van colmi di attrezzatura sportiva alla vicina praya de Ribeira D’Ilhas. “Ci sono determinate zone in cui è possibile fare surf, non si può praticare dovunque. Ogni scuola ha una licenza (la sua dove lavora è la Progress Surf School, ndr) attiva in determinate spiagge”, ci precisa prima di iniziare la lezione teorica a terra, in cui spiega passo dopo passo come e in quale maniera effettuare i movimenti per domare le onde per noi principianti.

foto: Marco Rossi

foto: Marco Rossi

Ci impressiona “il clima che è molto variabile da queste parti e può cambiare rapidamente”. La giornata infatti era iniziata con un'importante foschia e tante nuvole in cielo, che si sono diradate all’improvviso prima di entrare in acqua, lasciando spazio ai raggi di sole per i pochi appassionati dell’abbronzatura. Le mute e le scarpette offrono la giusta protezione dall’acqua fredda dell’Atlantico, “nulla a che vedere con quella calda dell’Adriatico”, ci ride su Mattia che ha la famiglia a Borgo Paglia, mentre si chiude la tuta e si copre il viso con una vistosa pasta colorata. “Ogni lezione dura circa tre ore e come prima volta è sufficiente imparare i movimenti”. In realtà in acqua c’è già chi al secondo o terzo tentativo riesce a surfare per qualche metro prima di cadere, in quanto le onde non sono alte ma comunque sufficienti per imparare a mettersi in posizione e stabilizzarsi sulle tavole, sfruttando la corrente. “In questo periodo dell’anno c’è molta calma (in acqua si riconoscono comunque le differenti scuole con maglie colorate che le distinguono, ndr). Noi lavoriamo da aprile a novembre, poi nei mesi invernali torniamo a casa e riusciamo a ritagliarci del tempo per qualche piccola vacanza”.

Mattia Piraccini (foto: Marco Rossi)

Mattia Piraccini (foto: Marco Rossi)

Finita la prima lezione, torniamo alla surf house vera e propria dopo pochi minuti di viaggio per cambiarci. Incontriamo anche gli altri ospiti, tutti italiani. Gli spazi comuni sono accoglienti e molto caratteristici: al piano terra l’ampio salone a vista comprende un tavolo da pranzo e in fondo un camino corredato da divani in cui si possono suonare anche alcune chitarre acustiche messe a disposizione. Un corridoio porta alla cucina, un bagno e a una camera da letto. Al piano superiore invece ci sono una toilette e altre tre stanze da notte. Attorno alla casa in stile coloniale c’è un ampio giardino in cui la padrona indiscussa è Mawi, la gattina dagli occhi azzurri che si arrampica su alberi e staccionate a caccia di piccole prede. Nel retro c’è si possono appendere ai fili del bucato mute, costumi e i teli bagnati, intenti ad asciugarsi al sole, quando ad intermittenza torna a farsi sentire. Si fa sera e dopo cena è già tempo di riposare perché il giorno successivo ci aspetta la seconda lezione in acqua.

Questa volta l’oceano fa sentire i suoi ruggiti, il clima è cupo e decisamente poco primaverile. Le onde sono più fragorose del giorno precedente, ma gli appassionati non mancano, nonostante cada qualche goccia di pioggia a metà pomeriggio. Lungo la costa atlantica sono tante le surf house nate negli ultimi anni che accolgono una quantità impressionante di turisti che praticano questo sport. Non solo, perché “si trasferiscono anche persone che riescono a lavorare da remoto, facendo coincidere la loro passione con la vita privata”.

Prima di riprendere il volo di rientro in Italia abbiamo anche il tempo di passare qualche ora a Lisbona. Il centro è affollatissimo di turisti che cercano spazio in negozi, bar e ristoranti. Il lungomare offre la vista sulla parte sud della città, collegata dal ponte del 25 aprile, e sulla baia interna. Tra le vie si notato le immancabili azulejos, le coloratissime piastrelle di ceramica che rivestono tratti dei palazzi. Qui la vita è più frenetica, nulla a che vedere con la calma quasi hawaiana delle surf house.

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Nella surfhouse gestita in Portogallo dal cesenate Mattia Piraccini
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