Aveva 21 anni e abitava a Ronta
Cristina Golinucci, dalla Procura arriva la richiesta di archiviazione del caso
È di questa mattina la notifica consegnata all'avvocato Barbara Iannuccelli. Le parole di Marisa Degli Angeli, mamma della giovane scomparsa a Cesena quasi 32 anni fa: "A ogni riapertura, si ravviva in noi la speranza di arrivare alla verità. Questa nuova chiusura è una porta chiusa in faccia"
E sono dieci. Dieci archiviazioni per quasi 32 anni di misteri, di tenacia, di speranze disilluse. La notizia che mamma Marisa non avrebbe voluto ricevere è di questa mattina, quando l’avvocato Barbara Iannuccelli ha ricevuto la notifica da parte della Procura (tribunale di Forlì) della richiesta di archiviazione del caso di Cristina Golinucci, figlia di Marisa e di Giovanni che l’1 settembre 1992 scomparve nei pressi del convento dei Cappuccini di Cesena. La richiesta di archiviazione ha la data del 9 maggio. Ora gli avvocati chiederanno il relativo accesso agli atti.
Tante erano le speranze in queste nuove indagini, volte ad approfondire alcuni dei ‘punti oscuri’ della vicenda che fin dall’inizio ha avvolto la città in un velo di mistero e di sospetti. Cosa è successo a Cristina, allora 21enne di Ronta, che quel martedì pomeriggio con la sua Fiat 500 raggiunse il convento dei cappuccini per un colloquio con il suo padre spirituale?
Le indagini sono state riaperte l'ultima volta nel luglio 2022 su impulso dell’avvocato Iannuccelli che ha riportato all’attenzione degli inquirenti alcuni aspetti delle indagini trentennali. Sono così emersi nuovi elementi, ascoltate nuove persone, e alcuni attenzionati. Nulla, però, ha evidentemente portato elementi tali da evitare l’ennesimo stop alle indagini. “In ordine alle indagini compiute in questi tre mesi di termine concesso dal Gip (era già stata concessa una proroga, ndr), nonostante gli sforzi profusi, tuttavia non è stato possibile pervenire né alla localizzazione del cadavere di Cristina Golinucci, né alla identificazione degli autori del fatto” è il testo che chiude la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura al giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Forlì.
Per mamma Marisa, raggiunta al telefono nella sua casa nella campagna di Ronta, la notizia della richiesta di chiusura del caso è un nuovo momento di amarezza. “A ogni riapertura, si ravviva la speranza di arrivare alla verità. Ora, questa nuova chiusura è come una porta chiusa in faccia – le parole di Marisa Degli Angeli -. Ormai sono consapevole che non avrò mai la verità. Una consapevolezza amara e dolorosa”.
È di due settimane fa il convegno a Cesena promosso dall’associazione Penelope – l’associazione nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse, di cui Marisa è stata tra i fondatori più di 20 anni fa – in cui sono state riportate la mission dell’associazione e forte è stata la richiesta di non archiviare i casi di scomparsa. “Le indagini vanno fatte nell’immediato, in modo approfondito – le parole di Marisa -. Il tempo che passa rende tutto più difficile. Per Cristina sono consapevole che se non ci sarà una confessione, non arriveremo mai alla verità… Non mi fermerò mai, ma avanza in me questa consapevolezza”. Prosegue: “Alcuni, mi dicono: 'Dopo 30 anni e più, la cerchi ancora?'. Cercherò sempre mia figlia. Voglio sapere cosa è successo, trovare i suoi resti. Ma abitano in me tanti ‘se’, ‘se…’... e non riesco a chiudere questo cerchio doloroso. Continuerò a lottare per l’associazione Penelope. Ho tante persone vicine che mi aiutano a tenere la luce della speranza sempre accesa. È difficile… Qualcuno da lassù mi aiuta, sempre”.
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