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Emilia-Romagna

L'Emilia-Romagna pronta per il vaccino anti-Covid: allestita la macchina organizzativa per garantire da gennaio la somministrazione alle prime 183mila persone

La Regione comunica che ogni procedura è stata già definita per permettere la vaccinazione di quelle che sono state ritenute, dal ministero, le categorie alle quali è più urgente somministrare il vaccino

Foto Sir-Ansa

Entra nel vivo la nuova fase, quella finale della lotta al Coronavirus. La Regione Emilia-Romagna è infatti già pronta a dare il via alla prima fase della campagna vaccinale, che partirà a inizio gennaio, non appena il primo vaccino, quello prodotto da Pfizer, sarà consegnato sul territorio.

Dal numero di medici coinvolti alla distribuzione dei centri di somministrazione, ogni procedura è stata già definita per permettere la vaccinazione di quelle che sono state ritenute - e così indicate dal ministero - le categorie alle quali è più urgente somministrare il vaccino: tutto il personale degli ospedali, pubblici e privati, e dei presidi socio-sanitari territoriali, dai sanitari ai tecnici, agli amministrativi, nonché i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta; i volontari e i dipendenti delle associazioni e delle attività di emergenza di trasporto sociale; tutto il mondo delle strutture residenziali per anziani, sia operatori che ospiti.

In questa prima fase le persone che potenzialmente, dato che non c’è l’obbligatorietà, potranno essere vaccinate, sono circa 180mila, per un totale di oltre 360.000 somministrazioni; sono infatti previste due dosi per ogni vaccinazione, a partire appunto da inizio gennaio e nell’arco massimo di 46 giorni (23 per il vaccino e altrettanti per il richiamo); ma si stima che ne bastino 18 per ognuna delle operazioni. Si parla quindi di una media di circa 10.000 vaccinazioni al giorno.

Una campagna vaccinale imponente, che la Regione, in accordo con le Aziende sanitarie del territorio, è già andata a definire in ogni suo aspetto. E che per ora ha riscosso una adesione massima: dai primi quesiti sulle intenzioni di vaccinazione inviati al personale sanitario, quasi la totalità, il 96%, ha espresso la propria volontà a vaccinarsi.

“Il vaccino tanto atteso è finalmente una realtà- dichiarano il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e Raffaele Donini, assessore alle Politiche per la salute-. L’Emilia-Romagna è pronta a partire con la vaccinazione agli operatori sanitari e agli ospiti delle residenze per anziani, le due categorie che hanno pagato un prezzo altissimo in termini di malattia, decesso e dolore nel corso delle prime due ondate epidemiche, e che devono prioritariamente essere protette ora che il vaccino è disponibile. Siamo pronti e attrezzati per mettere in campo un'organizzazione che dovrà gestire per gran parte del 2021 anche la successiva campagna vaccinale di massa, che richiederà un ulteriore sforzo organizzativo. Voglio ancora una volta ringraziare il personale sanitario per la dedizione e la professionalità dimostrati sino ad ora, e assicurare che, come istituzione, saremo al loro fianco 24 ore al giorno per l'impegno che ci aspetta per i prossimi mesi”.

“Questo è davvero un passo determinante- proseguono Bonaccini e Donini - per iniziare il percorso di uscita dalla pandemia e ritrovare finalmente la quotidianità delle nostre relazioni personali e professionali, con un pensiero di grande commozione per chi non c'è più. L’avvio della vaccinazione non deve assolutamente indurci ad abbassare la guardia, dobbiamo tutti continuare ad osservare scrupolosamente le indicazioni necessarie a proteggere noi stessi e gli altri fino a quando la battaglia contro il virus non sarà vinta”.

“Infine- chiudono presidente e assessore- un ringraziamento al personale sanitario che in queste ore sta rispondendo sui siti aziendali al quesito sull'intenzione alla vaccinazione contro SARS-CoV-2. Ieri, su 13.425 risposte pervenute, in 12.894, ben il 96%, si sono detti favorevoli, un elemento che ci riempie di fiducia per i tempi che ci aspettano”.

Le modalità operative

Per ogni provincia è stato definito un punto unico di somministrazione, con l’eccezione della provincia di Bologna che potrà contare su due punti, a cui si deve aggiungere quello di riferimento per l’Ausl di Imola.

I centri vaccinali, che saranno definiti già nei prossimi giorni, dovranno essere posizionati al di fuori delle strutture ospedaliere, o comunque in aree dove non è previsto né in entrata né in uscita il passaggio degli utenti; sarà possibile anche attrezzare aree esterne, ad esempio con le tensostrutture fornite da Protezione civile ed esercito, ed eventualmente si potrà ricorrere a palasport o poli fieristici.

Le strutture dovranno essere facilmente raggiungibili e disporre di un ampio parcheggio, in ognuna deve essere garantita la presenza di un mezzo di emergenza e saranno tutte suddivise in più spazi, uno per ogni fase della vaccinazione: una prima zona di accoglienza, seguita da quella per lo svolgimento di tutta la fase di amministrazione (l’utente non impiegherà più di 5 minuti per queste prime operazioni), poi l’area di vaccinazione vera e propria (con un tempo previsto di 5 minuti) e infine quella per l’osservazione post-vaccinale, dove si sarà trattenuti per 10 minuti.

Complessivamente, per quel che riguarda la vaccinazione agli operatori sanitari, sono circa 300 le persone al momento previste per le operazioni di vaccinazione in tutta la regione tra medici, infermieri, operatori sociosanitari, amministrativi e volontari. Naturalmente sulla base di nuove esigenze il personale potrà essere incrementato.

Si lavorerà per team, ognuno composto da almeno un medico, che fungerà da referente, un minimo di cinque tra infermieri e assistenti sanitari e non meno di due operatori sociosanitari, a cui si dovranno poi aggiungere un amministrativo e un minimo di quattro volontari, ad esempio della Protezione civile, che si occuperanno di tutte le operazioni pre-seduta e della gestione dell’area di osservazione post-vaccinale.

Ogni centro di somministrazione potrà contare su più equipe mediche al lavoro, e alle Aziende sanitarie è lasciata anche la possibilità sia di modificare i rapporti numerici tra medici ed infermieri sia di prevedere gruppi di lavoro allargati; in caso di difficoltà a reperire volontari, le Aziende dovranno rivolgersi al proprio personale dipendente.

Ciascun team lavorerà per 6 giorni a settimana, e non più di 8 ore al giorno, con un minimo di 300 persone vaccinate ogni turno; in caso di necessità, sarà possibile strutturare i turni dei diversi team sette giorni su sette, anche nel pomeriggio.

Le vaccinazioni nelle strutture per anziani

Per quanto riguarda invece le vaccinazioni agli ospiti delle strutture per anziani, che sono 1.976 in regione, saranno effettuate a domicilio nelle residenze: per quelle di grandi dimensioni si muoverà un team medico, mentre per quelle più piccole il modello organizzativo di riferimento sarà quello delle Usca.

Ogni team dovrebbe operare in modo tale che ciascuno operatore vaccini almeno tre persone all’ora nelle strutture con un massimo di 50 ospiti, mentre per quelle più grandi la tempistica può aumentare ad almeno 4 vaccinazioni ogni ora, considerando nei tempi anche le operazioni di spostamento e quelle di presa in carico e preparazione delle dosi.

Dal punto di vista degli utenti, tutto il personale del mondo della sanità che intende vaccinarsi dovrà prenotarsi attraverso un sistema che assegnerà automaticamente due appuntamenti, uno per la prima e uno per la seconda dose; per gli ospiti delle Rsa sono in fase di definizione le modalità, con il coinvolgimento dei gestori.

Caratteristiche dei punti di somministrazione per il vaccino

Le sedi devono garantire le seguenti linee guida:

- Facilità nel raggiungimento della sede (mezzi pubblici, presenza di parcheggio);

- Sicurezza e accessibilità degli utenti, con particolare riguardo ai portatori di disabilità;

- Possibilità di creare zone filtro per l’utenza per il controllo della temperatura e l’utilizzo della mascherina

- Possibilità di contenere molte persone, garantendo il distanziamento fisico e di adattamento in caso di flussi rilevanti di utenza;

- Prevedere/implementare una procedura per la gestione dell’emergenza sanitaria

- Presa d’atto delle procedure da attuare in caso di emergenza relative alla sede;

- Sistemazione delle postazioni in modo tale da garantire distanziamento e rispetto della privacy;

- Prevedere lo stoccaggio e/o gestione dei vaccini e farmaci anche per il mantenimento della catena del freddo;

- Gestione accurata del numero delle dosi in modo che non si verifichino sprechi;

- Vie di accesso e uscita dalla struttura separati;

- Presenza di servizi pubblici, separati per personale e utenza, compresi quelli dedicati a persone con disabilità;

- Igienizzazione di suppellettili utilizzati durante la seduta e l’igienizzazione periodica dei servizi igienici;

- Microclima indoor garantito secondo gli standard del regolamento igienico-sanitario con esclusione di ricircolo dell’aria, ove possibile;

- Dovrà anche essere garantito un idoneo equipaggiamento informatico (come computer e stampanti), collegamento alla rete internet o intranet, disponibilità di copertura telefonica (mobile e/o fissa).

Fonte: Comunicato stampa
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