Il giorno del Signore
Domenica 4 luglio - 14ª domenica Tempo Ordinario - Anno B
I pregiudizi sono un muro, guai a noi se ci condizionano
Ez 2,2-5; Sal 122; 2Cor 12,7-10; Mc 6,1-6
Il greco Nazaret risale all’ebraico naserat, mentre il greco Nazara all’ebraico o aramaico naserah. La città - o meglio, borgata - non compare mai nell’Antico Testamento, né negli altri scritti giudaici. Comunque i nomi della città ricordano le promesse messianiche (Is 11,1).
Nazaret è situata su un altopiano: a meridione la catena del Libano scende ripida verso la pianura di Izreel, l’altitudine oscilla fra i 350 e i 490 mt sul livello del mare. In questo clima mite prospera la coltivazione dei cereali, della vite, del fico e dell’olivo.
Oggi la città conta circa 50mila abitanti, ma agli inizi del 1° secolo non arrivava a 300 abitanti. A cinque chilometri di distanza venne ricostruita la città di Sefforis nella quale, probabilmente, Giuseppe andava spesso per lavoro. Qui visse per più di trent’anni Gesù, e per questo fu chiamato “Nazareno”. Nazaret era un piccolo paese dove tutti i bambini giocavano insieme e correvano su e giù per le stradine scoscese. Un giorno Jesuà ritornò qui per annunciare il Vangelo.
Seguendo Marco, finora Gesù non era stato compreso: i demoni fanno stridere i loro denti. I farisei e gli erodiani decidono di farlo fuori (3,6). Gli scribi affermano che è posseduto da Beelzebùl (3,22). I suoi parenti invece dicono che è “matto” (3,21).
Nonostante questo, ultimamente Gesù aveva incontrato tanta fede fra la gente. Arrivato nella “sua patria”, di sabato, si reca nella sinagoga. Gli inizi sono buoni: la fama dei suoi prodigi è giunta anche a Nazaret e lì, davanti a loro, quelle parole così piene di sapienza suscitano ammirazione e un certo orgoglio.
In seguito gli abitanti di Nazaret si lasciano andare dietro ai loro pensieri e le umili origini di Gesù creano un grosso problema. Tutti bisbigliavano: «Non è il figlio di Maria, il falegname?». E queste non erano chiacchiere, ma fatti, sotto gli occhi di tutti. “Molti” rimangono “scandalizzati”: Gesù è un “ostacolo” contro il quale vanno a sbattere e la sua parola cade come su terreno sassoso. Allora, per la loro mancanza di fede, “pochi” furono i malati guariti. Da questo episodio emerge una così grande incredulità da parte degli abitanti di Nazaret che Gesù stesso “si meravigliava”.
Quindi non basta dire «sono un credente, sono praticante»: la mia fede è una cosa seria e l’incredulità mi aspetta dietro l’angolo. Guai a noi se ci lasciamo dominare dai pregiudizi: sono come un muro invalicabile e per essi scartiamo tanta gente. Con quel proverbio – «un profeta non è disprezzato se non nella sua patria»- Gesù si scopre: il Profeta è lui (Dt 18,15).
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